Cos’è il WEC e perchè il grande pubblico non lo conosce ancora?

Partiamo dall’inizio: WEC sta per World Endurance Championship, un campionato organizzato dalla FIA (la federazione che organizza tutti i campionati automobilistici, compresa la F1) che prevede gare di durata, tra queste la più importante in assoluto è l’inimitabile 24 ore di Le Mans. A questo campionato partecipano, divisi in tre categorie, prototipi e vetture GT (Gran Turismo, auto derivate da vetture stradali); i prototipi a loro volta si suddividono in Hypercar LMH e LMDH (Le Mans Hypercar e Le Mans Daytona Hybrid) e vetture LMP2, mentre le GT si limitano alla classe LMGTE-AM (a cui partecipano sia professionisti che amatori).


In pochi sanno che in questa categoria corrono piloti molto conosciuti e con un passato in Formula 1, tra questi Robert Kubica, Brendon Hartley, Kamui Kobayashi e Antonio Giovinazzi, e solo da questa stagione la Ferrari, con il team AF Corse, è tornata in pista dopo 50 anni con il suo primo modello di Hypercar, la 499p, mentre già da tempo la 488 GTE sfrecciava nella classe GT ottenendo numerosi successi in tutte le piste del campionato.
Proprio la 499p n°51, guidata da Alessandro Pier Guidi, Antonio Giovinazzi e James Calado, è stata in grado di fermare il dominio della Toyota ottenendo una storica vittoria a Le Mans che mancava da oltre mezzo secolo, condita anche da un terzo posto sul circuito di Spa-Francorchamps nella gara precedente, mentre la n°50 di Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen è stata all’altezza del podio all’esordio a Sebring, a Portimao e sul suolo di casa a Monza.

La 499p n°51, classe LMH, vincitrice nella 24h di Le Mans a Giugno

Questo, però, è solo l’inizio: se quest’anno serviva a riprendere confidenza con il campionato, nella stagione 2024 i due prototipi di AF Corse ambiranno a vincere sia il titolo piloti che il titolo costruttori sulla griglia più agguerrita degli ultimi anni, dato che proprio dalla prossima stagione, a fianco delle Toyota, Peugeot, Porsche, Cadillac, Vanwall e Glickenhaus entreranno a dare spettacolo le Isotta Fraschini, le BMW e le Lamborghini (con quest’ultime che saranno guidate da due piloti con un trascorso importante nella classe regina automobilistica: Daniil Kvyat e Romain Grosjean).


Un’altra peculiarità che rende questa categoria più interessante rispetto ad altre è la presenza del BoP (Balance of Performance): si tratta di un bilanciamento della prestazione per tutte le vetture partecipanti alla classe Hypercar e viene attuato in relazione ai tempi sul giro che vengono fatti registrare dalle auto dei diversi team; in pratica le scuderie subiscono un aumento o una diminuzione di peso, di potenza massima, di energia elettrica aggiuntiva al motore erogabile per ogni stint e di tempo aggiuntivo per il rifornimento in base ai risultati che ottengono nel weekend di gara precedente. Questa particolare regola permette quindi a tutte le squadre di rimanere ad un livello di competitività più equilibrato e proprio per questo le gare, molto più lunghe rispetto a quelle di Formula 1, sono estremamente avvincenti e mai scontate; anche così si spiega l’imprevedibile vittoria a Le Mans di AF Corse.

La Porsche n°5, classe LMDH


Ma allora, perché una categoria così ricca di magnifiche vetture e piloti che non hanno nulla da invidiare alla Formula 1 non è seguita come quest’ultima? Probabilmente la mancanza di grandi marchi non ha mai attirato tanti appassionati, ma da pochi mesi a questa parte il WEC ha fatto enormi passi in avanti (soprattutto grazie alla partecipazione di Ferrari al campionato), visto che a Le Mans è stata registrata un’affluenza di oltre 300mila spettatori mentre alla recente 6 ore di Monza più di 40000 tifosi si sono recati all’autodromo nazionale per godersi una delle 6 gare del campionato.


In conclusione non possiamo ancora dire che il WEC sia all’altezza della Formula 1, ma una cosa è certa: nel giro di pochi anni queste due categorie ci faranno divertire veramente tanto e il nostro consiglio è quello di provare ad assistere ad una di queste gare dal vivo come noi abbiamo fatto a Monza e vi assicuriamo che il tempo trascorso non sarà assolutamente sprecato!

La gara immortale

Quando la corsa più bella del mondo chiama, la nostra redazione non può che rispondere
presente! Nella giornata di ieri si è svolta la quarta e penultima tappa della Mille Miglia, da molti
definita la gara di regolarità più bella del mondo, e al contrario di quanto avviene in una classica
corsa automobilistica, dove i bolidi più disparati si contendono la vittoria a suon di velocità estreme,
questa gara si contraddistingue per le sue due caratteristiche principali: innanzitutto non vince il più
veloce, ma quello che rispetta maggiormente i tempi prestabiliti, e inoltre vi possono partecipare
solamente i modelli di auto che dal 1927 al 1957 hanno potuto correre nella prima versione della
Mille Miglia.

L’idea di questa competizione nacque da 5 amici lombardi, Giovanni Canestrini, Franco Mazzotti,
Aymo Maggi, Renzo Castagneto e Flaminio Monti, che nel 1926 ebbero l’intuizione di organizzare
una gara di fondo che percorresse i più caratteristici paesaggi della nostra penisola. Ci volle un
anno prima che potessero esporre la prima bandiera verde, ma è indubbio che dal 1927 questa
corsa è entrata nel cuore degli appassionati ed è diventata un pilastro fondamentale nella storia
del motorsport mondiale.

Ma cosa cambia tra la storica gara che attraversava l’Italia nel periodo a cavallo tra il primo
dopoguerra e il boom economico, a cui peraltro hanno partecipato piloti del calibro di Juan Manuel
Fangio, Tazio Nuvolari, Alberto Ascari e tantissimi altri che hanno avuto successo in altre
categorie, e l’odierna sfilata di auto storiche? Inizialmente era stata concepita come una vera e
propria gara di velocità (un paragone, abbastanza azzardato, potrebbe essere fatto con il giro
d’Italia ciclistico), ma ovviamente è impossibile pensare che oggi queste automobili d’epoca
possano sfrecciare come facevano una volta su strade pubbliche; nonostante ciò, alcune
caratteristiche sono invece rimaste invariate, come la lunghezza del percorso di gara, 1000 miglia,
ovvero 1600 km circa, oppure la partenza da Brescia e l’immancabile passaggio per Roma.

La tappa di ieri, però, è stata storica anche per il Piemonte, dal momento che per la prima volta dal
1948 e per la terza volta in assoluto è riuscito ad ospitare questa magnifica corsa: equipaggi
provenienti dall’Italia e da altri Paesi Europei (Inghilterra, Francia, Germania e Paesi Bassi in
primis) e non (numerosi Argentini, Giapponesi e Cinesi) hanno prima attraversato la provincia di
Pavia e successivamente hanno calcato l’asfalto del Monferrato, dell’Astigiano, del Vercellese e
del Novarese per poi concludere il proprio viaggio alla volta di Milano.

Paesaggi meravigliosi hanno caratterizzato questa corsa, ma le vere protagoniste erano loro, le
auto d’epoca: dalle Cisitalia alle storiche Lancia, passando per le mitiche Fiat, Alfa Romeo, Aston
Martin, Mercedes, Bentley e tante altre, ma di sicuro non possiamo dimenticare le vetture più belle
del mondo, le immancabili Ferrari, che, seppur in minor quantità, hanno rubato la scena a tutti gli
altri modelli lasciando sbalordito l’enorme pubblico piemontese.

Gioia a Casale, la Novipiù batte Agrigento

Si è disputata ieri, 26 marzo 2023, la ventiseiesima e ultima giornata della regular season di Serie A2 di pallacanestro che ha visto le migliori squadre del torneo qualificarsi alla fase finale e costretto le restanti a disputare ulteriori match per provare a non retrocedere. A Casale Monferrato, davanti ai propri tifosi, la Novipiù Monferrato Basket è riuscita a prevalere sulla Fortitudo Moncada Agrigento dopo una partita molto combattuta. La scelta del coach Stefano Comazzi di puntare sulla fisicità del capitano Niccolò Martinoni (top scorer della squadra di casa con 20 punti), sulla forza nel tiro da fuori di Alvise Sarto (16 punti, di cui 12 da fuori area) e sulla tecnicità di Quinn Ellis (10 punti, 11 assist e miglior giocatore della partita) è stata vincente e grazie ad una perfetta prestazione di squadra la Novipiù è riuscita a chiudere la prima parte di stagione al decimo posto con 16 punti.

Nel complesso la partita è stata molto equilibrata ed è per questo che la differenza più grande l’ha fatta l’attenzione ai minimi dettagli: l’unico quarto in cui la selezione di Agrigento è riuscita a prevalere è stato il primo, dove i ragazzi del coach Devis Cagnardi hanno amministrato bene il possesso, concesso poco alla squadra di casa e mantenuto un distacco costante di 4 punti; nei successivi 30 minuti di gioco, però, la Novipiù è riuscita a ribaltare la situazione e ad aumentare progressivamente la distanza dagli ospiti concludendo la partita 88 a 77. A nulla sono serviti i 28 punti di Alessandro Grande, top scorer e MVP della propria squadra, i 18 di Lorenzo Ambrosin e l’onnipresenza e la fisicità di Kevin Marfo, i quali hanno solo potuto arrendersi ai padroni di casa.

Ora non resta che aspettare l’inizio della seconda parte di stagione, dove vedremo Fortitudo giocarsi un posto tra le grandi e, perché no, sognare una storica promozione in Serie A1, mentre la Novipiù sarà impegnata a giocare per non retrocedere contro Mantova, il 2 aprile in trasferta, e successivamente sfiderà Ravenna, Chieti e San Severo giocando in casa il 9, 23, 30 aprile e il 14 maggio. I ragazzi di coach Comazzi non saranno però soli: a sostenerli, infatti, ci saranno i tanti tifosi che oggi erano presenti al PalaEnergica di Casale Monferrato, pronti ad aiutare i propri beniamini a raggiungere la salvezza il prima possibile.

Si ringrazia l’IS Sobrero, il suo preside Riccardo Rota e la Novipiù Monferrato per aver dato l’opportunità alla redazione e ad altri 250 studenti di poter assistere alla partita dagli spalti del PalaEnergica e ci auguriamo di poter produrre in futuro nuovi contenuti relativi al Basket Italiano, avvicinando sempre più persone possibili a questo fantastico sport.

Quel circuito abbandonato sul Po

Morano, un circuito abbandonato Sul Po
Immaginiamo di trovarci a Morano sul Po, un piccolo comune in provincia di Alessandria, e avere una macchina del tempo: se potessimo tornare indietro di una cinquantina d’anni ci troveremmo di fronte ad una cittadina che per mezzo decennio è stata luogo di grandi eventi del motorsport. Qui sorgeva, infatti, un
piccolo circuito automobilistico che dal 1973 al 1977 ha ospitato numerose gare di diversi campionati europei, tra i quali spiccano il campionato italiano di Formula 3, il campionato europeo interserie e diversi campionati svizzeri; queste gare, insieme a molte sessioni di test, hanno visto protagonisti anche come ospiti molti piloti di calibro internazionale come Juan Manuel Fangio, Emerson Fittipaldi e Clay Regazzoni (che hanno corso sul circuito da campioni del mondo di Formula Uno), Lella Lombardi (l’unica pilota donna capace di conquistare dei punti nel massimo campionato automobilistico), un giovane Nelson Piquet e tantissimi altri, i quali, nel loro piccolo, hanno lasciato un po’ di gomma sull’asfalto di Morano.

Migliaia di persone giungevano sul posto ogni anno per poter vedere da vicino il mondo del motorsport, ma la domanda che molti si ponevano era: perché costruire un circuito a Morano? Mario Martinotti, esperto ed appassionato di automobilismo, frequentava regolarmente il circuito e ha saputo fornire una risposta alla domanda: sul tramonto degli anni ‘60, un gruppo di piloti casalesi, dopo aver corso su piste in terra battuta, aveva individuato questa zona per costruire un autodromo dove poter correre liberamente con le proprie
vetture turismo e da quest’idea è nato poi il progetto di ospitare rinomati campionati europei.

Se da un lato il circuito portava gioia e vita ad una piccola cittadina, dall’altro gli abitanti dei paesi circostanti erano sottoposti al rumore assordante dei motori in pista; nell’agosto del ’77 venne dunque decretata la chiusura permanente e parte del circuito venne resa inagibile.

Oggigiorno la pista è stata acquistata da privati e talvolta viene riaperta per i raduni di auto storiche, ma recentemente è stata utilizzata per girare delle scene del film “Ferrari” in uscita quest’anno e per questo motivo è stata riasfaltata interamente. Le speranze per la riapertura del circuito sono minime, ma
l’impegno del sindaco di Morano, insieme alla DimSport e al ricordo di Mario Martinotti, è quello di riportare in vita quello che è uno degli ultimi ricordi del motorsport piemontese e perciò non resta che sperare di poterlo rivedere gremito di tifosi per manifestazioni rispettose verso tutti.

Si ringraziano per la collaborazione il comune di Morano Po e il Sindaco Luca Ferrari insieme a Mario
Martinotti, che ha fornito dei tasselli fondamentali per la riuscita dell’articolo.

L’autodromo di Morano oggi