Il 28 luglio 2023 alla prima edizione del concorso cinematografico “SanSalvaStorie”, che si è tenuta nella graziosa ed accogliente piazza Carmagnola di San Salvatore. Durante l’evento sono stati presentati diversi cortometraggi riguardanti tematiche attuali, in particolare il cortometraggio “Roy” scritto e diretto da Tom Berkeley e Ross White. L’opera in questione verte sulla solitudine in età avanzata: una realtà spesso dimenticata dalla società frenetica in cui viviamo. Il cortometraggio prende il nome dal suo protagonista, un uomo di terza età ormai completamente solo, interpretato da David Bradley (attore protagonista, nonché unico a schermo). Il corto inizia in media res, assistiamo a due telefonate in cui Roy finge di aver ricevuto una chiamata da un numero ,in realtà digitato da lui, solo per poter avere una conversazione con qualcuno, ma il risultato non è dissimile dal quotidiano soliloqui interiore che ci vien fatto intendere. Lo stratagemma di Roy tuttavia si risolve in un inaspettato fallimento in quanto, cercando tra le pagine gialle,si ritrova a chiamare per sbaglio Cara (la cui voce è prestata dall’attrice Rachel Senton) . Dopo un breve scambio di informazioni tra i due, Roy viene a scoprire che dall’altra parte della cornetta si trova un prostituta, preso dallo stupore non ci pensa due volte a chiudere la chiamata, ma viene fermato da Cara. La ragazza ha compreso l’animo buono dell’anziano e vuole continuare a conversare con lui senza implicazioni di carattere sessuale. In una serie di scene simpatiche e tenere viene mostrato il fantastico e unico legame che unisce Roy e Cara: parlano, giocano a battaglia navale, cucinano attraverso la vecchia cornetta di un telefono fisso. Questo magico e quasi irrealistico equilibrio viene interrotto quando Cara propone a Roy di uscire con una donna per avere una vera conversazione dal vivo. Il nostro protagonista è titubante all’idea perchè, come lui stesso ci spiega, la causa originaria della sua reclusione sociale è stata la scomparsa della moglie.Roy, nonostante l’età avanzata, è un uomo coraggioso e intraprendente e decide di uscire con una donna di nome Valerie preparandosi al telefono con Cara.Tornato dal suo appuntamento, pronto a raccontare tutto alla sua unica amica digita il numero e attende trepidante,ma a rispondergli non è la voce dell’amica. Si trova invece a parlare con una collega di Cara, che lo informa di un triste sviluppo: Cara se n’è andata e non lavora più alla hotline. Una volta appresa la notizia, Roy cade in una sorta di stadio depressivo in completa
incredulità. A salvare il nostro protagonista, per il quale oramai proviamo un senso di compassione, è Valerie che decide di chiamarlo per organizzare un altro appuntamento, ovviamente Roy non può che accettare. Questo cortometraggio, pur partendo da un soggetto semplice, riesce a far entrare lo spettatore nello spaccato di vita di un uomo costretto ad affrontare un ingombrante senso di solitudine proprio nel periodo più fragile della vita. Il coinvolgimento emotivo è sicuramente aiutato dall’ universalità che queste tematiche portano con sé, oltre che dalla regia (abbondano i close up sul protagonista) e da una solida prova attoriale. Nella nostra società ciò che reputiamo vecchio, datato e antiquato viene dimenticato e trascurato, ma inconsciamente stiamo ignorando tutte le storie e gli insegnamenti nascosti. Roy, emblema del passato che si riflette anche nel telefono fisso con la cornetta che usa, impartisce dei consigli a Cara così come lei fa la stessa cosa e in questo modo nasce e si sviluppa il dialogo a cui Roy tanto anelava all’inizio del corto.Riprendendo le parole di Paul Valéry “le vent se lève! … Il faut tenter de vivre ”, questo corto ci invita a rivalutare la vecchiaia non come l’ultima spiaggia su cui aspettare la fine, ma come un porto da cui possiamo ancora salpare per continuare il viaggio della nostra vita.
Si è da poco conclusa la prima edizione di “Sansalva Storie”: il festival di cortometraggi ambientato nel suggestivo borgo di San Salvatore. I corti, di animazione e non, inviati da tutta Italia ma anche dall’estero sono stati giudicati da una giuria di eccezione, composta da Luca Monti, Ima Ganora e Roberto Lasagna. L’affluenza è stata notevole, come prima edizione, ma c’è da dire che per Stefano Careddu e Ilaria Briolini non è certo il primo rodeo; la direzione ha dato l’occasione anche al pubblico di votare per assegnare un premio. Questo per chiarire che la rassegna è ideata ”da spettatori per gli spettatori”. E’ stato presente al festival anche il nostro ormai regista di fiducia, Andrea Quartarone, con il suo ormai celebre primo lavoro “Mal di Sonno”. Ogni festival non va mai preso in se stesso, per comprenderlo al meglio è necessario conoscere tutto il lavoro, la passione e la fantasia che c’è dietro; infatti abbiamo colto al volo l’opportunità di fare quattro chiacchiere con il direttore artistico. Stefano, nonostante sia un ragazzo piuttosto modesto, è da diversi anni nel settore cinematografico, sia come videomaker e videoeditor, ma anche come organizzatore di eventi; tanto è vero che questo non è il primo festival a cui da vita. Era il 2017, quando, con Lucio Laugelli, ha ideato e pianificato l’Alessandria Film Festival, che allora si svolse nel Teatro Comunale, oggi non più agibile, di cui è tutt’ora art director. << Un’altra influenza determinante per la creazione del Sansalva Storie, è stata assistere alla “Corte dei Corti”, un’evento cinematografico tenutosi ad Acqui Terme il settembre scorso – racconta Careddu – Dopo il covid, è stata dura riprendere, dopo due anni le persone sono cambiate e il team organizzativo si è un po’ arrugginito: sentivamo di non conoscere più il pubblico a fondo. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ripreso, creando un team molto giovane che ci potesse donare nuovi stimoli. Questo progetto è nato per dare spazio ai giovani cineasti e agli indipendenti, per comunicare con le nuove generazioni e appassionare San Salvatore, il mio paese, e non solo. Mi auguro di trasmettere l’amore per il cinema alle persone, con la stessa naturalezza e semplicità con cui mio nonno, quand’ero bambino, mi faceva sognare davanti agli spaghetti western di Sergio Leone. Vorrei anche condividere la mia esperienza con chi sta muovendo i primi passi in questo mondo, e così aiutarli a crescere; in modo tale che se un domani non potessi più seguire questo festival, qualcun’altro lo porti avanti. Da qualche parte bisogna pur iniziare! >> Questi ideali traspaiono nello splendido feeling che si percepisce all’interno della squadra, si respira, effettivamente, voglia di fare e di imparare. Tirando le somme dell’evento, ci sono stati tre diversi premi ad essere assegnati e una menzione speciale della direzione artistica. La giuria ha assegnato il premio come miglior corto di animazione a “Casus Belli”, prodotto dal CSC Piemonte; invece come miglior corto non animato hanno scelto “Magic Alps”, opera drammatica di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi, con una magistrale interpretazione di Giovanni Storti, per citare un nome famoso del cast. Il pubblico, tramite l’assegnazione di presenze durante le due serate, ha scelto “Il fabbricante di scintille” del regista acquese Valerio Marcozzi, corto a tema romantico con un pizzico di magia. Concludiamo con la menzione speciale assegnata a “Fiori” di Kristian Xipolias (il quale ha vinto il RIFF award), caratterizzato da scelte creative particolari e controverse, a partire dal formato utilizzato: non è il classico 16:9 bensì un insolito 4:3; questi azzardi sono stati molto apprezzati dalla direzione. Il festival è una splendida dimostrazione del fatto che i piccoli paesi non siano destinati a spegnersi e a essere obliati; questi non moriranno con le ultime generazioni di abitanti anziani, ma anzi se supportate da comunità giovani e affiatate possano diventare teatro di eventi culturali capaci di lasciare un segno indelebile e di creare stupore negli occhi di chi guarda, grandi e piccoli, magari gli abitanti si sentirebbero anche un po’ meno soli: alla fine non è per questo che è nato il cinema?
Mattia è uno studente di Lettere a Unito; è appassionato di scrittura, letteratura, cinema, musica e tutto ciò che concerne la cultura. Con una parola lo definirei curioso.
Non si può negare che Casale Monferrato negli ultimi anni sia cambiata. Vari negozi e attività hanno dovuto chiudere i battenti, le vie della città si sono inaridite: spesso sono quasi deserte.
Ho vissuto questa aridità in prima persona, avendo fatto le superiori a Casale, devo dire che è triste vedere una così splendida cittadina, incastonata in mezzo alle colline del Monferrato, finire senza più nessuna attrattiva per i giovani. A questo problema hanno ovviato Alfio Rubino e Nicola Marrone, fondando “Age of Love” eventi.
<< Quando tutto è iniziato facevo il pizzaiolo. Volevo trovare un lavoro che mi appagasse sul serio e creare qualcosa di nuovo nella mia città- racconta Alfio – A quel punto, mi sono reso conto che era un’esigenza molto sentita anche da tutti gli altri giovani del casalese, così iniziai a fare progetti con Nico e, quasi per gioco, abbiamo iniziato con gli eventi.>>
Nicola, invece, lavorava nella piadineria di famiglia, prima di prendere parte a questo progetto, anche lui ha deciso di raccontarci la sua: << Questo progetto non rappresenta solamente un hobby per noi, ma è una vera passione per tutti i componenti del team; trasformare il nostro amore per la musica e per il divertimento in un’attività è la realizzazione di un sogno.>>
Infatti, il nome “Age of Love” proviene proprio dal mix della famosa dj Charlotte de Witte, che è sempre stata la colonna sonora di molte serate in compagnia. Questo duo è stato solo il punto di partenza, dato che oggi la collaborazione si è espansa anche a diversi altri componenti, sempre provenienti dallo stesso gruppo di amici.
Un altro grande traguardo sono state le diverse feste a Pontesesia, che ormai sono tutte targate AOL.
Detto ciò, la narrazione può arrivare solo fino ad un certo punto, per capire di cosa si tratta non vi resta che andare ad una delle loro feste.
Abbiamo deciso di raccontare, anche se brevemente, la storia di questo piccolo grande sogno, perché questo è uno dei motivi per cui questo blog è nato.
Mattia è uno studente di Lettere a Unito; è appassionato di scrittura, letteratura, cinema, musica e tutto ciò che concerne la cultura. Con una parola lo definirei curioso.
La bellezza, per me, è sentirsi a proprio agio nella propria pelle. Questo o un rossetto rosso da urlo! -Gwyneth Paltrow
Facciamo un salto indietro nel tempo, più precisamente, intorno al 4000 a.c, siamo in Mesopotamia, qui nascono i primi approcci al mondo del make-up, si utilizzava una polvere ottenuta dalla macinazione di mandorle, piombo e rame e veniva applicata per intensificare lo sguardo su occhi e sopracciglia.
Oggi, il mondo del make-up comprende un’infinità di prodotti che richiedono una discreta bravura per poterli applicare, ed è proprio qui che entrano in gioco i make-up artist.
Ma chi o cosa sono ?
L’obiettivo del lavoro di queste persone, è quello di riuscire a valorizzare i punti di forza della persona e di correggere anche piccoli inestetismi attraverso il trucco.
Successivamente ai make-up artist, nascono I beauty influencer che, negli anni, sono stati in grado di modificare profondamente il modo di avvicinarsi, comprare e utilizzare i prodotti di bellezza e per la cura della persona.
Proprio parlando di beauty influencer troviamo Mara Maspi, in arte “allaboutthebaeuty”, ha 27 anni, proviene da una piccola città in provincia di Alessandria, il suo sogno è sempre stato quello di lavorare con la sua passione per il make-up e un giorno si augura di essere l’idolo di se stessa.
Sin da quando era bambina trascorreva le sue giornate ad osservare la mamma che si truccava e a dilettarsi nel truccare la nonna.
I primi approcci ai prodotti make-up sono arrivati intorno ai 15 anni e da lì non ha mai voluto abbandonare i suoi pennelli.
L’idea di portare la sua passione sui social nasce circa 6 anni fa’ e tutto parte dai primi video dove testava e recensiva i prodotti per poi consigliarli, proprio come se stesse consigliando ad un’amica.
Ora la sua pagina instagram conta oltre 83 mila followers e il suo obbiettivo è quello di rendere il make-up alla portata di tutti:
“condivido tutorial semplici da replicare, vorrei che tutti guardandosi allo specchio potessero amarsi; Inoltre sono una ragazza semplice, cerco di essere me stessa il più possibile, di portare la mia visione delle cose e del mondo sempre con un tocco di fantasia”.
Il percorso di Mara, però, non è sempre stato rose e fiori, la sua è una carriera voluta e sudata e grazie anche all’aiuto dei genitori e del compagno, che, nonostante le infinite paure di vedere tutti gli sforzi andare in fumo, l’hanno sempre sostenuta; così è riuscita a fare della sua passione il suo lavoro.
Il suo più grande sogno è quello di arrivare un giorno a creare un suo brand di make-up e tra i suoi tantissimi progetti vi è anche l’idea di aprire un canale YouTube;
Insomma, Mara è una ragazza dalle mille sorprese e speriamo che continui a stupirci durante il suo viaggio all’ insegna della crescita e della realizzazione dei suoi sogni.
Andrea Quartarone, 18 anni, liceale dell’istituto Sobrero, è approdato da poco nel mondo del cinema con il suo cortometraggio “Mal di sonno” (Awake Nightmare). Questo gli ha permesso di catturare l’attenzione di numerosi festival internazionali, vincendo premi per le sue abilità sia da attore che da regista. Scopriremo qualcosa in più sulla giovane promessa e sulle idee che l’hanno portato al successo. “Mal di sonno” è un thriller, realizzato con l’aiuto di amici e famiglia, che racconta il fenomeno del “blocco dello scrittore” in chiave horror. L’aspetto di quest’opera che colpisce maggiormente è la scelta di uno stile complesso come il thriller; a questo riguardo, Andrea ci ha confessato che pensa che sia molto più facile incutere timore nel pubblico, piuttosto che strappargli un sorriso o una lacrima. Essendo lui stesso il protagonista della storia, è riuscito a recitare un ruolo poliedrico ed enigmatico che l’ha stimolato e messo alla prova maggiormente. Andrea è in primo luogo un appassionato del grande schermo ed essendo da poco nel settore, ci domandavamo se avesse preso inspirazione dai grandi del cinema per la realizzazione del suo progetto. Il giovane regista ha citato come maestri di riferimento autori del calibro di Quentin Tarantino, Martin Scorsese, Joordan Peele e David Fincher. Quest’ultimo in particolare, è stato di inspirazione per la sua nuova sceneggiatura. Nonostante questo, la scrittura di Mal di Sonno è in primis il semplice frutto della fervida immaginazione di Andrea, senza particolari influenze esterne. Inutile negare il successo che ha avuto il corto, ma ci siamo anche chiesti come Andrea reagisca alle critiche. A questo proposito Andrea, come ogni adolescente, ammette la sua paura nel mostrare i suoi lavori, di venire deriso da chi non condivide e reputa strana la sua passione, ma è sempre contento di ricevere critiche costruttive e poter migliorarsi corto dopo corto. Mal di sonno non è l’unico progetto di Andrea, da qualche settimana ha iniziato il suo percorso tra i film festival “Chi va là?” (Who’s there?) che coinvolge una crew più vasta e vede recitare altri attori oltre ad Andrea , a differenza del precedente filmato. Abbiamo chiesto al giovane cineasta come si è trovato a lavorare in un ambiente più ampio e a non essere più una one man army. Andrea ci ha confessato che indubbiamente ha trovato la realizzazione del suo primo lavoro molto più semplice, tuttavia è stato anche richiesto un impegno maggiore in quanto doveva coordinare il lavoro dietro la telecamera del fratello, Matteo Quartarone, e dell’amica, Siria Soldati. “Chi va là?” gli ha insegnato l’importanza della comunicazione e che anche se il risultato finale non ti piace a pieno non puoi chiedere di rifare la scena all’infinito. I cortometraggi non sono le uniche produzione di Quartarone, poiché ha iniziato ad affiancare ai lavori autorali, una carriera parallela: qui si occupa di video making su commissione finalizzati a finanziare i suoi progetti personali. Andrea è molto soddisfatto di quello che ha costruito fino ad oggi e non vede l’ora di mettere in scena nuove sceneggiature sempre più professionali, che gli permettano di entrare in contatto con esperti del settore, che lo potranno sicuramente indirizzare verso una carriera lunga e prosperosa.
Venerdì sera ho avuto il piacere di presenziare ad un interessante dibattito, dal format parecchio alternativo. Quest’incontro, intitolato “TantaTalk”, è stato organizzato dall’associazione culturale “Tantasà”, nell’accogliente sala polifunzionale Cantine Palazzo Cavalli di San Germano a San Salvatore. Il talk è stato strutturato come una conversazione tra amici, seduti attorno ad un tavolo, davanti ad una buona tisana e qualche biscotto. La padrona di casa, Caterina Testa (l’architetto), ha introdotto il tema della serata: i cambiamenti climatici; poi i commensali, ciascuno recitando la propria parte, hanno presentato “il copione”. Da una parte, Lorenzo Vespoli (l’antichista) e Luca Monti (il professore), dall’altra Elisa Molina (la filosofa) e Fabio Prevignano (il letterato); nel mezzo Valentina Dezza (l’archeologo) a placare i bollenti spiriti. La serata è stata un alternarsi di serietà e comicità, per sdrammatizzare una tematica che ha del tragico. Nella seconda parte della serata, gli spettatori hanno espresso le loro opinioni, confrontandosi e talvolta scontrandosi in modo costruttivo. Il fascino di questo format sta proprio nel riprendere la tradizione di una volta del “dopocena a casa di amici”, rivisitato in stile ventunesimo secolo.
Mattia è uno studente di Lettere a Unito; è appassionato di scrittura, letteratura, cinema, musica e tutto ciò che concerne la cultura. Con una parola lo definirei curioso.